sabato 10 settembre 2011

Che Impresa!!!


"Ogni uomo e donna che partecipano al nostro lavoro...compie un'opera che tende sia nel principio che nei dettagli a umanizzare il mondo, a rendere il più alto servizio contribuendo a compiere ciò che Dio ha chiesto, il Suo regno di Pace e Buona volontà tra gli uomini." B:P.

giovedì 4 agosto 2011

Noi



Noi siamo quelli che lasciamo tutto per andare all’Avventura Noi siamo quelli che in piena estate si mettono maglioni di lana Noi siamo quelli che non ci ferma la pioggia, la grandine, il freddo. Noi che alle 2 di notte abbiamo la tenda allagata e ci spostano in altre tende o dentro la mensa, noi che in missione scavalliamo fino in Abruzzo, noi che facciamo il villaggio delle tecniche, le missioni nautiche a Sabaudia, le botteghe di competenza, le veglie alle stelle, i fuochi di bivacco; noi che cantiamo mentre intorno a noi c’è il diluvio universale e i fiumi corrono sotto le tende, noi che accendiamo i fuochi nei bidoni e cuciniamo peperoni, noi che leghiamo i teloni gli uni agli altri, noi che scriviamo giornalini, noi che facciamo concerti rock in mezzo alle montagne, noi che al secondo giorno è come se ci conoscessimo da anni, noi che ci scambiamo ponchi e pedalini, gavette e camice, noi che abbiamo addosso “l’odore di quel fuoco”, noi che certe cose le capisci se le vivi, noi che il colore preferito è il verde; noi che anche con la febbre andiamo a fare legna, noi che abbiamo i campioni di canto, mimo, disegno…, noi che abbiamo imparato a fare la caponata, noi che quando arriviamo al presidio c’è già passato tutto, noi che prendiamo i Guidoncini Verdi, noi che andiamo ai lavabi a cercare acqua e passiamo ore a chiacchierare con gli altri, noi che ci spostiamo da una fila dei lavabi all’altra perché al nostro è finita l’acqua; noi che attacchiamo sulla bacheca messaggi che capiamo solo noi, noi che mangiamo i cardi e facciamo ricotte, noi che ricuciamo i tiranti, noi che non dormiamo mai; noi che ci scambiamo fazzolettoni; noi che costruiamo una città per viverci 10 giorni; noi che gridiamo cose incomprensibili in lingue sconosciute; noi che ci fomentiamo per tutto, noi che siamo corvi, chiurli, tori e naturalmente lupi, noi che ci riprendono in televisione, ci studiano all’università, ci mandano lettere di auguri e ci vengono a trovare…, noi che sappiamo capire quando siamo sconfitti, ma poi il giorno dopo ci riproviamo di nuovo, noi che facciamo imprese, noi che facciamo le docce sotto la pioggia, noi che gridiamo “Guidooooo”, noi che la sera guardiamo il cielo e scopriamo le stelle, noi che camminiamo nel bosco e cerchiamo tesori, noi che tiriamo su torrette, ponti e alzabandiera, noi che ci crediamo, noi che… si potrebbero scrivere pagine SU DI NOI NOI SIAMO GLI SCOUT

venerdì 24 giugno 2011

HO IMPARATO

Ho imparato a giocare..
Ho imparato che è bello vincere...
Ho imparato a perdere e divertirmi lo stesso
Ho imparato a montare una tenda
Ho imparato ad accendere un fuoco
Ho imparato a dedicarmi "all'altro"
Ho imparato a godere della natura
Ho imparato a sopportare il peso dello zaino sulle spalle
Ho imparato ad affrontare la salita cantando
Ho imparato a sorridere
Ho imparato che se non ti coinvolgi, non coinvolgi nessuno
Ho imparato che per far crescere gli altri bisogna voler crescere..
Ho imparato che tutti devono poter avere un'occasione
Ho imparato che tutti possono averne anche più di una
Ho imparato a verificare me stesso prima degli altri
Ho imparato che "chi fa sbaglia..chi non fa critica"
Ho imparato che "il pesce puzza sempre dalla testa"
Ho imparato che dopo una salita c'è sempre una discesa
Ho imparato ad alimentarmi di quella sensazione indescrivibile che ti da la fine della salita
Ho imparato tutte queste cose ed ho voglia di continuare ad imparare..
1982-2011 29  anni di grazie 

giovedì 9 giugno 2011

l'esempio

L’esempio, è il genio stesso del metodo scout. Vi è qui un umanesimo profondo: l’uomo, per prendere coscienza di sé, ha bisogno di vedere il suo ideale incarnato nella vita degli altri, nella vita delle grandi anime o dei santi: è il segreto pedagogico dell’incarnazione del Verbo. E, per i capi. noi abbiamo visto quale stimolante sia il dover vivere sotto gli occhi dei ragazzi che vogliono leggere su un viso amato, figura di quello del Cristo, la lezione della propria vita".
Padre Forestier O.P., "Scoutisme, Route de liberté"

sabato 28 maggio 2011

"SE"

R. Kipling 
"SE""Se riesci a non perdere la testa
quando tutti intorno a te la perdono
e ti mettono sotto accusa
Se riesci ad avere fiducia in te stesso
quando tutti dubitano di te,
ma tenere nel giusto conto il loro dubitare.
Se riesci ad aspettare,
senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato,
a non rispondere alle calunnie,
o essendo odiato,
a non abbandonarti all'odio,
pur non mostrandoti troppo buono,
né parlando troppo da saggio.
Se riesci a sognare
senza fare dei sogni i tuoi padroni.
Se riesci a pensare
senza fare dei tuoi pensieri il tuo fine.
Se riesci, incontrando il trionfo e la rovina,
a trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorte da furfanti che ne fanno trappole per sciocchi,
o vedere le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
e umiliarti, e ricostruirle con i tuoi attrezzi ormai logori.
Se riesci a far un solo fagotto delle tue vittorie,
e rischiarle in un sol colpo, a testa o croce,
e perdere, e ricominciare da dove iniziasti,
senza dire mai una parola su quello che hai perduto.
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi,
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non li senti più,
ed a resistere anche quando ormai in te non c'è più niente,
tranne la tua volontà che ripete: resisti.
Se riesci a parlare con la canaglia
senza perdere la tua onestà,
o a passeggiare con i Re
senza perdere il senso comune.
Se tanto nemici che amici non possono ferirti.
Se tutti gli uomini per te contano,
ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto,
con un momento fatto di sessanta secondi,
tua è la Terra, e tutto ciò che è in essa.
E quel che più conta:
sarai un uomo, figlio mio".

giovedì 21 aprile 2011

"2764° Natale di Roma"



Tanti Auguri alla Città Eterna
la città di Sordi
di Anna Magnani
di Monica Vitti
di Petrolini 
di Trilussa
di Belli 
di Proietti 
LA MIA CITTA'
TANTI AUGURI ROMA!!!!!

mercoledì 13 aprile 2011

"Essere Capo"

Essere Capo
"Si narra che durante la guerra 1914 - 1918 il generale Foche, cattolico praticante, ricevesse dal Ministero della Guerra - di tendenze anticlericali - un telegramma così concepito:
"Favoritemi nomi ufficiali presenti Messa".  
Al che, il vecchio Capo rispose: 
"Impossibile elenco, poiché stando prima fila non vedo quanti sono dietro".
Essere capi significa semplicemente questo: camminare davanti, nel rischio e nella prova, senza misurare l'utile o il danno, per aprire una strada per coloro che ci seguono, per testimoniare una fede e diffondere l'amore, chiedendo agli altri solo di ricalcare le proprie tracce". 
"E' capo chi sa dimenticarsi per gli altri, chi dona senza ricambio, chi soffre - solo - senza mendicare consolazione:
per ogni fratello che piange,
per ogni peccato che si moltiplica nel mondo,
per ogni dolore che nasce dalla viltà di altri uomini.
Si è capi in proporzione all'amore.
Perché solo questo ci apre sugli altri, solo questo ci fa essere unità - misteriosa e reale - con gli altri". "Solo assimilate convinzioni, frutto di studio, di riflessione, di preghiera e di consiglio, possono sostenere fra le sconfitte che la vita presenta.
E' capo chi è competente nel campo in cui svolge il suo compito. Competenza nasce da una lunga ricerca e dall'aver avuto un maestro, che abbia affinato le doti".

Mons. Andrea Ghetti (conosciuto nello scautismo come Baden), tornato alla Casa del Padre nell'agosto 1980 (da, "Al ritmo dei passi", ed. Ancora, 1983)

lunedì 21 marzo 2011

"Il Piccolo principe e il capo scout"


Era una splendente mattina di primavera. L’aria, nelle prime ore del giorno, era ancora pungente e io mi trovavo nel cortile dell’oratorio.
Ero tutto intento a raccogliere alcune bottiglie di birra vuote che qualcuno, la sera prima, aveva abbandonato a terra, per gettarle nel cestino, quando ad un tratto una voce mi fece sobbalzare.
“Buongiorno” mi disse, io mi girai incuriosito di conoscere chi potesse avere una voce così soave.
Vidi un bambino, bellissimo, occhi azzurri color del mare e capelli biondi color del grano. Indossava un vestito bianco e blu, molto particolare e francamente anche un po’ bizzarro.
Rimasi rapito a quella visione e credo che lui se ne accorse perché dopo qualche attimo disse nuovamente “Buongiorno”.
“Buongiorno” risposi subito accennando ad un sorriso.
“Chi sei?” mi chiese subito
“Io ti conosco” gli dissi sforzandomi di capire chi potesse essere.
“Questo lo devi sapere tu” mi rispose dolcemente “Chi sei?” insistette.
“Io ti ho visto da qualche parte, no no… ho visto una tua foto” ricordai.
“Non credo che nessuno mi abbia mai scattato delle fotografie. Chi sei?” continuò
“Mi chiamo Alberto” dissi, e nel rispondere ricordai dove avevo già visto quello strano tipino. Mi stropicciai gli occhi perché mi era difficile credere a ciò che stavo vedendo o che pensavo di vedere, poi presi coraggio e parlai “Ma tu sei… il Piccolo Principe”
“Certo” rispose lui “Mi conosci?” aggiunse
“Non credevo che tu esistessi davvero, pensavo fossi solo il frutto della fantasia di uno scrittore” obiettai.
“Mi conosci?” mi chiese di nuovo.
“Si” risposi senza aggiungere altro. In quel momento capii che lo conoscevo davvero, che non era un sogno, che tutte le volte che avevo letto e riletto le sue avventure lo conoscevo sempre un po’ di più. E proprio come sapeva fare, fu lui a rompere il silenzio e a stupirmi ancora una volta.
“Perché sei vestito in quel modo?” mi chiese osservando la mia camicia celeste e i pantaloni corti di velluto blu.
“Perché sono uno scout” risposi io con naturalezza.
“Cosa vuol dire essere uno scout” aggiunse lui
Cercavo nella mia mente un paragone, un aggancio con le sue storie, con la volpe, con la rosa, con il suo pianeta, ma non riuscivo a trovare nulla che potesse aiutarmi.
“Non sei un ragazzo come gli altri?” mi chiese come per aiutarmi
“Si, certo, sono un ragazzo come tanti altri” dissi un po’ poco convinto.
“Cosa vuol dire essere uno scout?” riprese
Capii che non si sarebbe accontentato di una risposta da manuale o da regolamento, e decisi di provare a spiegargli cosa significasse per me essere scout: “Essere scout vuol dire voler essere oggi migliore di quanto fossi ieri.” Risposi soddisfatto “Vuol dire non accontentarsi, essere curiosi, lottare per le cose giuste” continuai e presi coraggio “essere scout vuol dire dimenticarsi di avere gli occhi per guardare, la bocca per parlare le orecchie per sentire, ma rendersi conto di avere un cuore grande che può vedere un po’ più in là, confortare un po’ di più e sentire molto meglio. Essere scout vuol dire voler fare felici gli altri, vivere in armonia con la natura, saper faticare.” Mi resi conto che avevo detto già un mucchio di cose, saltando da un argomento all’altro, ma il Piccolo Principe rimaneva lì, come a gustare ogni parola, allora continuai, ma non trovavo più esempi concreti che il Piccolo Principe potesse capire, poi un baleno, un’idea che non avevo mai avuto prima. Certo era un po’ azzardata, ma a pensarci bene era una definizione che proprio mi piaceva e cosi gliela dissi: “Essere scout vuol dire voler amare e voler imparare a farlo”.
Quel dolcissimo ometto spalancò ancora di più i suoi occhi ed esordì: “Allora anche io sono uno scout”
Io mi vantavo di conoscerlo bene e ci pensai un po’ su. In effetti quello che faceva e le cose che diceva potevano essere tranquillamente le azioni e le parole di uno scout e così gli risposi: “Potresti esserlo, ma dovresti fare la promessa”
“Che cos’è la promessa” mi chiese?
“E’ un rito… e tu lo sai bene il significato del rito”. Commentai io
“E cosa si deve promettere?” domandò?
“Di impegnarsi ad essere uno scout” risposi
Fu così che in una magnifica giornata di sole, misi attorno al collo del Piccolo Principe il mio fazzolettone e lui promise di voler essere uno scout. Il fazzolettone bianco, risaltava sulla sua camicia più che su qualunque altra camicia.
Trascorremmo assieme molto tempo, giocando, camminando e anche lavorando. Parlammo a lungo di felicità, di accoglienza, di essenzialità, di scelte, e di mille altri argomenti.
Poi un giorno lui mi guardò e mi disse: “Devo andare”
Per la prima volta non fui impreparato alla sua domanda e gli risposi prontamente: “Lo so”
“Come fai a saperlo?” mi chiese
“Arriva sempre per uno scout il momento di partire” risposi
“Arriva sempre per uno scout il momento di partire” ripetè il Piccolo Principe per non dimenticarselo.
“Non serve a nulla essere uno scout fra gli scout” continuai.
“Non serve a nulla essere uno scout fra gli scout” ripetè il Piccolo Principe per non dimenticarselo.
Gli occhi mi si fecero lucidi, ma chi mi conosce bene sa che è la mia reazione alla felicità più profonda. Presi un po’ di fiato e lo salutai: “Ora vai ometto, hai conosciuto la via giusta, non abbandonarla mai e non voltarti mai indietro. Vai… vai… stai già lasciando il mondo un po’ migliore di come lo hai trovato”.
E così il piccolo principe si girò e iniziò a camminare. Dopo aver fatto un po’ di strada, senza voltarsi mi disse “Ora ho capito”.
“Cosa hai capito?” gli chiesi.
“Il senso dell’essere scout” rispose.
Chiusi gli occhi per asciugarli dalle lacrime e quando li riaprii il Piccolo Principe non c’era più, ero da solo, nel cortile dell’oratorio.
Un sogno? Forse si… ma il mio fazzolettone non l’ho più ritrovato.


Alberto Stradiotto

giovedì 17 marzo 2011

150°ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA



VIVA L'ITALIA

Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

-Francesco De Gregori-

mercoledì 16 marzo 2011

Roma-Lazio 2-0

***
Nun è mai decisivo. E’ finito.
E’ er male de la Roma, è pure rotto.
Sa fà solo reclame, ormai è cotto,
vennemolo ch’è mejo: “garantito”.
***
E segna solo come un terno a lotto,
si ciavevamo avuto noi Lotito,
se l’era già vennuto pe Maurito,
noi invece lo pagamo pure un botto.
***
Ne ho sentite tante, così grosse,
su la più granne stella mai esistita
da tante voci tutte giallorosse.
***
Francesco e la sua classe infinita
mo l’ha azzittite tutte co du mosse
inzieme a quele mute da MANITA !!!
***
Stefano Agostino

martedì 8 marzo 2011

ECCO COME è NATO UN CLOWN

Viene a te un germoglio...
per il bene che ti voglio!
Un mattino di primavera il buon Dio si alzò di buon mattino e, seduto sulle rive di un torrente, contemplò la creazione di una nuova opera…
“Ma si, - esclamò ad un certo punto - … ora sì che ho capito, ci sono… questa è proprio l’opera che ci vuole!”.
Subito, il buon Dio si mise all’opera; dopo diverse ore, passarono e spassarono degli angeli, divertiti e curiosi della nuova opera che Dio stava compiendo, ma soprattutto della strana forma che questa stava assumendo.
Si avvicinò il primo e disse: «Scusa, Signore.. ma che cosa è?…proprio non capiamo…, l’uomo lo ha già creato millenni fa … e questa cos’è?»
Il buon Dio alzò il capo e guardando negli occhi l’angelo, gli disse: « L’uomo sta perdendo il desiderio di sorridere e di vivere…per questo ho deciso di creare questa nuova creatura…» e, imperterrito, continuò la sua opera.
Ad un certo punto, un altro angelo si accostò a Dio e vedendo un naso rosso chiese: « Scusa, buon Dio, ma quel naso rosso a che serve? ».
Dio rispose: « Serve a far sorridere, è un segno della mia gioia che deve sempre portare dentro…, anche quando questo naso non lo tiene con sé! » - « Ma adesso lasciatemi in pace! Devo lavorare sulle spalle, deve averle forti per saper accettare tutto dagli altri e da sé; devo creargli le mani che sappiano accarezzare piccoli e grandi; degli occhi che sappiano leggere la sofferenza di quanti incontra… e due piedi che sappiano camminare lungo i percorsi di qualsiasi storia umana ».
Allora, un angelo un po’ bizzarro, gli disse: « Ma questo farà ridere gli umani…questa creatura è buffa, mio Dio…ma cosa ti succede? ».
Dio rispose ancora: « Si…è buffo, voglio che porti l’allegria con un po’ di fantasia…e che sia di grande compagnia…sarà il giullare della mia presenza e ad ogni cuore darà sostegno e aiuto…».
« Ma Signore, non ci impiegare tanto tempo per una bizzarra e buffa creatura…»disse un altro angelo divertito della cosa.
« Serve molto questo lavoro… - rispose il buon Dio – gli esseri umani stanno perdendo la mia gioia e la forza di sorridere… questo nuovo essere umano che chiameranno CLOWN sarà il riflesso del mio sorriso e sarà la luce dei miei occhi».
«Oh…stupendo mio Dio, che bel vestito coloratissimo…ma avrà anche una missione speciale?» chiese l’angelo bizzarro.
«Si… - rispose il buon Dio – porterà un caldo abbraccio a tutti e con la sua presenza toccherà le corde dell’arpa del cuore di tanti uomini piccoli e grandi che vivono l’amara esperienza della sofferenza».
Un angelo si avvicinò e toccato il viso del clown, ormai terminato, si accorse che sulla guancia vi era della rugiada… e chiese: «Signore, ma ha il viso bagnato!».
«No, dolce angelo, è una lacrima che scenderà dal suo viso nei momenti tristi e forti della sua esistenza, sarà il momento in cui si accorgerà della sua fragilità e si abbandonerà a me perché voglio fare di lui un pezzo di cielo sulla terra. Bene … - continuò Dio – ora ho terminato; “Va Clown del mio sorriso, porta la speranza e la gioia della mia presenza…io sarò con te, non temere mai!»
E gli angeli cantarono in coro la lode più bella al grande Dio.
Fu così creato il CLOWN, il giullare di Dio, il giocoliere del suo cielo e tanti sorrisi spuntarono nel cielo per dire grazie di questa nuova creatura.

mercoledì 2 marzo 2011

"Espressionando..."



Perchè Espressionando?
Semplice, perchè nella vita vuoi o non vuoi lasci una traccia di te, c'è chi la lascia sottile e leggera, c'è chi la lascia ben visibile e profonda...
Usiamo tutti la stessa tecnica per farlo, esprimendoci: con una parola, con delle frasi con uno sguardo con un sorriso, con un atteggiamento del proprio corpo.
Allora questo blog diventa un altro modo di esprimere la mia voglia di vivere, le mia voglia di lasciare questo mondo un po migliore di come l'ho trovato, la mia vocazione, le mie passioni..insomma ogni cosa che riguarda me..e il grande e bellissimo mondo che mi circonda.
troverete foto più o meno carine (magari miglioreranno col tempo) e tante riflessioni sulla mia vita..
A tutti, quelli che mi conoscono o meno:

Benvenuti sul mio blog

Andrea