lunedì 21 marzo 2011

"Il Piccolo principe e il capo scout"


Era una splendente mattina di primavera. L’aria, nelle prime ore del giorno, era ancora pungente e io mi trovavo nel cortile dell’oratorio.
Ero tutto intento a raccogliere alcune bottiglie di birra vuote che qualcuno, la sera prima, aveva abbandonato a terra, per gettarle nel cestino, quando ad un tratto una voce mi fece sobbalzare.
“Buongiorno” mi disse, io mi girai incuriosito di conoscere chi potesse avere una voce così soave.
Vidi un bambino, bellissimo, occhi azzurri color del mare e capelli biondi color del grano. Indossava un vestito bianco e blu, molto particolare e francamente anche un po’ bizzarro.
Rimasi rapito a quella visione e credo che lui se ne accorse perché dopo qualche attimo disse nuovamente “Buongiorno”.
“Buongiorno” risposi subito accennando ad un sorriso.
“Chi sei?” mi chiese subito
“Io ti conosco” gli dissi sforzandomi di capire chi potesse essere.
“Questo lo devi sapere tu” mi rispose dolcemente “Chi sei?” insistette.
“Io ti ho visto da qualche parte, no no… ho visto una tua foto” ricordai.
“Non credo che nessuno mi abbia mai scattato delle fotografie. Chi sei?” continuò
“Mi chiamo Alberto” dissi, e nel rispondere ricordai dove avevo già visto quello strano tipino. Mi stropicciai gli occhi perché mi era difficile credere a ciò che stavo vedendo o che pensavo di vedere, poi presi coraggio e parlai “Ma tu sei… il Piccolo Principe”
“Certo” rispose lui “Mi conosci?” aggiunse
“Non credevo che tu esistessi davvero, pensavo fossi solo il frutto della fantasia di uno scrittore” obiettai.
“Mi conosci?” mi chiese di nuovo.
“Si” risposi senza aggiungere altro. In quel momento capii che lo conoscevo davvero, che non era un sogno, che tutte le volte che avevo letto e riletto le sue avventure lo conoscevo sempre un po’ di più. E proprio come sapeva fare, fu lui a rompere il silenzio e a stupirmi ancora una volta.
“Perché sei vestito in quel modo?” mi chiese osservando la mia camicia celeste e i pantaloni corti di velluto blu.
“Perché sono uno scout” risposi io con naturalezza.
“Cosa vuol dire essere uno scout” aggiunse lui
Cercavo nella mia mente un paragone, un aggancio con le sue storie, con la volpe, con la rosa, con il suo pianeta, ma non riuscivo a trovare nulla che potesse aiutarmi.
“Non sei un ragazzo come gli altri?” mi chiese come per aiutarmi
“Si, certo, sono un ragazzo come tanti altri” dissi un po’ poco convinto.
“Cosa vuol dire essere uno scout?” riprese
Capii che non si sarebbe accontentato di una risposta da manuale o da regolamento, e decisi di provare a spiegargli cosa significasse per me essere scout: “Essere scout vuol dire voler essere oggi migliore di quanto fossi ieri.” Risposi soddisfatto “Vuol dire non accontentarsi, essere curiosi, lottare per le cose giuste” continuai e presi coraggio “essere scout vuol dire dimenticarsi di avere gli occhi per guardare, la bocca per parlare le orecchie per sentire, ma rendersi conto di avere un cuore grande che può vedere un po’ più in là, confortare un po’ di più e sentire molto meglio. Essere scout vuol dire voler fare felici gli altri, vivere in armonia con la natura, saper faticare.” Mi resi conto che avevo detto già un mucchio di cose, saltando da un argomento all’altro, ma il Piccolo Principe rimaneva lì, come a gustare ogni parola, allora continuai, ma non trovavo più esempi concreti che il Piccolo Principe potesse capire, poi un baleno, un’idea che non avevo mai avuto prima. Certo era un po’ azzardata, ma a pensarci bene era una definizione che proprio mi piaceva e cosi gliela dissi: “Essere scout vuol dire voler amare e voler imparare a farlo”.
Quel dolcissimo ometto spalancò ancora di più i suoi occhi ed esordì: “Allora anche io sono uno scout”
Io mi vantavo di conoscerlo bene e ci pensai un po’ su. In effetti quello che faceva e le cose che diceva potevano essere tranquillamente le azioni e le parole di uno scout e così gli risposi: “Potresti esserlo, ma dovresti fare la promessa”
“Che cos’è la promessa” mi chiese?
“E’ un rito… e tu lo sai bene il significato del rito”. Commentai io
“E cosa si deve promettere?” domandò?
“Di impegnarsi ad essere uno scout” risposi
Fu così che in una magnifica giornata di sole, misi attorno al collo del Piccolo Principe il mio fazzolettone e lui promise di voler essere uno scout. Il fazzolettone bianco, risaltava sulla sua camicia più che su qualunque altra camicia.
Trascorremmo assieme molto tempo, giocando, camminando e anche lavorando. Parlammo a lungo di felicità, di accoglienza, di essenzialità, di scelte, e di mille altri argomenti.
Poi un giorno lui mi guardò e mi disse: “Devo andare”
Per la prima volta non fui impreparato alla sua domanda e gli risposi prontamente: “Lo so”
“Come fai a saperlo?” mi chiese
“Arriva sempre per uno scout il momento di partire” risposi
“Arriva sempre per uno scout il momento di partire” ripetè il Piccolo Principe per non dimenticarselo.
“Non serve a nulla essere uno scout fra gli scout” continuai.
“Non serve a nulla essere uno scout fra gli scout” ripetè il Piccolo Principe per non dimenticarselo.
Gli occhi mi si fecero lucidi, ma chi mi conosce bene sa che è la mia reazione alla felicità più profonda. Presi un po’ di fiato e lo salutai: “Ora vai ometto, hai conosciuto la via giusta, non abbandonarla mai e non voltarti mai indietro. Vai… vai… stai già lasciando il mondo un po’ migliore di come lo hai trovato”.
E così il piccolo principe si girò e iniziò a camminare. Dopo aver fatto un po’ di strada, senza voltarsi mi disse “Ora ho capito”.
“Cosa hai capito?” gli chiesi.
“Il senso dell’essere scout” rispose.
Chiusi gli occhi per asciugarli dalle lacrime e quando li riaprii il Piccolo Principe non c’era più, ero da solo, nel cortile dell’oratorio.
Un sogno? Forse si… ma il mio fazzolettone non l’ho più ritrovato.


Alberto Stradiotto

giovedì 17 marzo 2011

150°ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA



VIVA L'ITALIA

Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

-Francesco De Gregori-

mercoledì 16 marzo 2011

Roma-Lazio 2-0

***
Nun è mai decisivo. E’ finito.
E’ er male de la Roma, è pure rotto.
Sa fà solo reclame, ormai è cotto,
vennemolo ch’è mejo: “garantito”.
***
E segna solo come un terno a lotto,
si ciavevamo avuto noi Lotito,
se l’era già vennuto pe Maurito,
noi invece lo pagamo pure un botto.
***
Ne ho sentite tante, così grosse,
su la più granne stella mai esistita
da tante voci tutte giallorosse.
***
Francesco e la sua classe infinita
mo l’ha azzittite tutte co du mosse
inzieme a quele mute da MANITA !!!
***
Stefano Agostino

martedì 8 marzo 2011

ECCO COME è NATO UN CLOWN

Viene a te un germoglio...
per il bene che ti voglio!
Un mattino di primavera il buon Dio si alzò di buon mattino e, seduto sulle rive di un torrente, contemplò la creazione di una nuova opera…
“Ma si, - esclamò ad un certo punto - … ora sì che ho capito, ci sono… questa è proprio l’opera che ci vuole!”.
Subito, il buon Dio si mise all’opera; dopo diverse ore, passarono e spassarono degli angeli, divertiti e curiosi della nuova opera che Dio stava compiendo, ma soprattutto della strana forma che questa stava assumendo.
Si avvicinò il primo e disse: «Scusa, Signore.. ma che cosa è?…proprio non capiamo…, l’uomo lo ha già creato millenni fa … e questa cos’è?»
Il buon Dio alzò il capo e guardando negli occhi l’angelo, gli disse: « L’uomo sta perdendo il desiderio di sorridere e di vivere…per questo ho deciso di creare questa nuova creatura…» e, imperterrito, continuò la sua opera.
Ad un certo punto, un altro angelo si accostò a Dio e vedendo un naso rosso chiese: « Scusa, buon Dio, ma quel naso rosso a che serve? ».
Dio rispose: « Serve a far sorridere, è un segno della mia gioia che deve sempre portare dentro…, anche quando questo naso non lo tiene con sé! » - « Ma adesso lasciatemi in pace! Devo lavorare sulle spalle, deve averle forti per saper accettare tutto dagli altri e da sé; devo creargli le mani che sappiano accarezzare piccoli e grandi; degli occhi che sappiano leggere la sofferenza di quanti incontra… e due piedi che sappiano camminare lungo i percorsi di qualsiasi storia umana ».
Allora, un angelo un po’ bizzarro, gli disse: « Ma questo farà ridere gli umani…questa creatura è buffa, mio Dio…ma cosa ti succede? ».
Dio rispose ancora: « Si…è buffo, voglio che porti l’allegria con un po’ di fantasia…e che sia di grande compagnia…sarà il giullare della mia presenza e ad ogni cuore darà sostegno e aiuto…».
« Ma Signore, non ci impiegare tanto tempo per una bizzarra e buffa creatura…»disse un altro angelo divertito della cosa.
« Serve molto questo lavoro… - rispose il buon Dio – gli esseri umani stanno perdendo la mia gioia e la forza di sorridere… questo nuovo essere umano che chiameranno CLOWN sarà il riflesso del mio sorriso e sarà la luce dei miei occhi».
«Oh…stupendo mio Dio, che bel vestito coloratissimo…ma avrà anche una missione speciale?» chiese l’angelo bizzarro.
«Si… - rispose il buon Dio – porterà un caldo abbraccio a tutti e con la sua presenza toccherà le corde dell’arpa del cuore di tanti uomini piccoli e grandi che vivono l’amara esperienza della sofferenza».
Un angelo si avvicinò e toccato il viso del clown, ormai terminato, si accorse che sulla guancia vi era della rugiada… e chiese: «Signore, ma ha il viso bagnato!».
«No, dolce angelo, è una lacrima che scenderà dal suo viso nei momenti tristi e forti della sua esistenza, sarà il momento in cui si accorgerà della sua fragilità e si abbandonerà a me perché voglio fare di lui un pezzo di cielo sulla terra. Bene … - continuò Dio – ora ho terminato; “Va Clown del mio sorriso, porta la speranza e la gioia della mia presenza…io sarò con te, non temere mai!»
E gli angeli cantarono in coro la lode più bella al grande Dio.
Fu così creato il CLOWN, il giullare di Dio, il giocoliere del suo cielo e tanti sorrisi spuntarono nel cielo per dire grazie di questa nuova creatura.

mercoledì 2 marzo 2011

"Espressionando..."



Perchè Espressionando?
Semplice, perchè nella vita vuoi o non vuoi lasci una traccia di te, c'è chi la lascia sottile e leggera, c'è chi la lascia ben visibile e profonda...
Usiamo tutti la stessa tecnica per farlo, esprimendoci: con una parola, con delle frasi con uno sguardo con un sorriso, con un atteggiamento del proprio corpo.
Allora questo blog diventa un altro modo di esprimere la mia voglia di vivere, le mia voglia di lasciare questo mondo un po migliore di come l'ho trovato, la mia vocazione, le mie passioni..insomma ogni cosa che riguarda me..e il grande e bellissimo mondo che mi circonda.
troverete foto più o meno carine (magari miglioreranno col tempo) e tante riflessioni sulla mia vita..
A tutti, quelli che mi conoscono o meno:

Benvenuti sul mio blog

Andrea